Il trasporto su strada non è sostituibile
Gli Italiani che si spostano ogni giorno sono più di 38 milioni e percorrono 1,8 miliardi di Km, che equivalgono a 12 volte la distanza tra la Terra ed il Sole.
Che cos’hanno in comune l’ultimo oggetto che hai ordinato online e dopo poche ore ti è stato recapitato a casa, l’amico che si è trasferito in una regione lontana ed è venuto a trovarti per il fine settimana, il cuore che sta arrivando da un ospedale al capo opposto del Paese mentre l’èquipe medica si prepara al trapianto? Nove volte su dieci la risposta è: una strada. Perché in Italia il trasporto su gomma, sia di persone, sia di merci, è predominante.
I numeri del trasporto su gomma in Italia
Gli italiani che si spostano ogni giorno sono più di 38 milioni. Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti stima che in media ciascun passeggero compia quasi 2,6 spostamenti al giorno per una distanza complessiva di circa 47 chilometri e per un totale giornaliero di 98 milioni di spostamenti. A partire da queste cifre, un semplice calcolo porta a un dato letteralmente astronomico: ogni giorno la popolazione italiana percorre 1,8 miliardi di chilometri, che equivalgono a 12 volte la distanza fra la Terra e il Sole.
La maggior parte di quei chilometri vengono macinati su strada. Per la mobilità dei passeggeri, il trasporto via gomma (moto, automobili e autobus) rappresenta circa l’89% del totale. Questo si deve soprattutto alla peculiare orografia del territorio nazionale e alla conseguente distribuzione demografica: mentre il 36% della popolazione risiede nelle città metropolitane, circa il 60% vive in comuni di dimensioni che vanno da piccolo o molto piccolo (sotto i 50.000 abitanti) a medio (fino a 250.000), che spesso sorgono in un territorio dalla conformazione complessa e che per forza di cose hanno sviluppato un modello di trasporto – sia privato, sia pubblico – basato sull’utilizzo delle strade. Non c’è, in definitiva, una vera concorrenza da parte di modalità alternative come per esempio il treno, se non nei centri urbani e metropolitani o lungo poche direttrici interurbane.
È interessante notare come le autostrade, benché rappresentino solo il 3% dell’estensione della rete stradale nazionale, siano utilizzate da un quinto dei passeggeri che viaggiano su gomma: questo anche perché circa il 70% della popolazione – oltre 40 milioni di persone – abita a meno di 20 chilometri da uno svincolo autostradale.
Come viaggiano le merci in Italia
La prevalenza dei mezzi di trasporto su gomma in Italia è evidente anche nel caso delle merci. Ogni anno nel nostro Paese vengono movimentate 579 miliardi di tonnellate di merci per chilometro e l’84% del totale viaggia lungo le strade. Seguono a lunga distanza il trasporto marittimo (10% del totale) e quello ferroviario (4%). Anche in questo ambito è rilevante il ruolo delle autostrade, sulle quali viaggia quasi il 30% delle merci rispetto al totale della rete stradale nazionale.
Le percentuali si discostano parecchio dalla media dell’Unione Europea, dove il trasporto merci su gomma è pari al 52% (mentre il 29% è movimentato via mare e soltanto il 12% in treno). Per alcuni Paesi, tuttavia, il quadro non è molto diverso dal nostro: in Spagna la quota delle merci trasportate su gomma è addirittura il 91% del totale, in Francia l’85%, in Germania il 71%.
I costi economici e ambientali del trasporto su gomma
Quei sei viaggi giornalieri andata e ritorno fino al Sole e i miliardi di tonnellate di merci in circolazione ci dicono che la nostra infrastruttura stradale è la spina dorsale del Paese, la rete che garantisce la preziosa libertà di spostamento, che fa risparmiare tempo, che alimenta l’economia: in altre parole, non è sostituibile.
Ciò non toglie che l’impatto ambientale sia significativo, anche in prospettiva, visto che la Commissione Europea prevede, rispetto ai volumi del 2015, un incremento del traffico su gomma per passeggeri e merci rispettivamente del 13% e del 30% al 2030, e del 27% e 55% al 2050.
Il settore dei trasporti nei 27 paesi dell’UE è responsabile del 26% delle emissioni di gas serra, valore che sale al 29% se si include il traffico marittimo internazionale e che supera la media globale di 10 punti percentuali. Sul totale delle emissioni prodotte in Europa dal comparto trasporti, il settore stradale ha un peso – a seconda delle molte variabili con cui lo si può calcolare – fra il 72% e il 95%. Mentre il dato più alto è riferito solo all’impatto domestico, il 72% tiene in considerazione anche le emissioni extra UE, per esempio quelle relative alla navigazione oltre il confine delle acque territoriali. In Italia i valori, determinati con i due criteri, diventano rispettivamente il 79% e il 93%.
Il trasporto su gomma e le relative emissioni di gas climalteranti, inoltre, hanno un notevole impatto sull’economia, anch’esso misurabile secondo diversi parametri: i danni causati da eventi meteorologici estremi sempre più frequenti, la scarsità di risorse idriche dovuta all’aumento delle temperature medie e la ricaduta su settori produttivi come l’agricoltura e il comparto energetico, la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento di carburanti, i costi in termini di salute pubblica.
Come ridurre l’impatto ambientale dei trasporti su gomma
Da un lato il trasporto su gomma è insostituibile e destinato a crescere, mentre dall’altro produce un quarto delle emissioni di gas serra. Il solo modo di conciliare questi due aspetti all’apparenza incompatibili è mettere in atto un robusto programma di decarbonizzazione.
Nel 2021 la Commissione Europea ha varato il piano “Fit for 55”, che stabilisce per il 2030 un traguardo di riduzione complessiva delle emissioni da trasporti stradali del 40% rispetto ai livelli del 2005 e per l’Italia, l’obiettivo – ancora più ambizioso – è una riduzione del 43,7%. Con un quadro regolatorio articolato e complesso, restano da determinare le modalità attuative per conseguire l’obiettivo assegnato.
Una cosa è certa: affinché sia efficace, lo sforzo per decarbonizzare il trasporto su gomma deve coinvolgere l’intera filiera: infrastrutture, veicoli, vettori energetici, utenti. Un problema globale richiede un’azione corale e organica: viceversa il termine “decarbonizzazione” rimane privo di significato e la sostenibilità una bella parola di sei sillabe.