La rete più vetusta e complessa d’Europa

Le autostrade italiane sono le più antiche d’Europa con un numero di viadotti, ponti e gallerie ampiamente superiore alla media europea. Sono inoltre le più sollecitate con circa 40.000 veicoli che transitano ogni giorno su ciascun Km di rete.

La Grande Guerra era finita da poco meno di sei anni, quando il Re d’Italia partì per un breve viaggio che avrebbe segnato un primato mondiale. Il 21 settembre 1924 Vittorio Emanuele III, a bordo della sua Lancia Trikappa, percorse i pochi chilometri che separano Lainate e Gallarate, a nord di Milano. Era il tratto inaugurale della futura Milano-Laghi, la cui costruzione era cominciata soltanto 15 mesi prima, quando l’ingegnere lombardo Piero Puricelli aveva fondato la Società Anonima Autostrade con l’obiettivo di realizzare un collegamento diretto e senza innesti fra Milano, Varese e Como. Fra i presenti alla cerimonia d’inaugurazione quella mattina di fine estate, pochi immaginavano che quel breve rettilineo di cemento – l’embrione delle autostrade italiane – sarebbe anche passato alla storia come la prima autostrada del mondo.

Autostrade in Italia: un secolo di storia

Pochi mesi dopo l’inaugurazione del primo tratto, la Milano-Laghi viene completata: è lunga 45 chilometri. Nel frattempo si cominciano a progettare i principali rami della futura rete delle autostrade d’Italia, che nel decennio successivo arriva a estendersi per 500 chilometri. Dopo la battuta d’arresto della Seconda guerra mondiale, il progetto riprende a pieno ritmo: nel 1956 parte il cantiere della Milano-Napoli e otto anni dopo l’Autostrada del Sole è una realtà. Intanto si stava costruendo il traforo del Monte Bianco, che viene inaugurato nel 1965. Dei circa 7000 chilometri della rete autostradale odierna, l’85% risultava completato già alla fine degli anni Settanta.

Non abbastanza: perché, mentre i veicoli e i flussi di traffico crescevano in progressione quasi geometrica (+200% nel periodo), lo sviluppo della rete veniva congelato da una legge promulgata nel 1975, che in seguito alla crisi energetica sanciva il blocco della costruzione di nuove autostrade. La norma venne abrogata soltanto un quarto di secolo dopo e dai primi anni 2000 è ripartito il piano di ampliamento della capacità di trasporto, soprattutto con l’aggiunta di terze e quarte corsie per circa 2000 chilometri.

I numeri delle autostrade italiane

Le autostrade d’Italia sono le più antiche d’Europa: alla fine degli anni Settanta era già stato costruito l’85% della rete, contro il 57% della Germania, il 32% della Francia e il 12% della Spagna. L’estensione in rapporto alla superficie del Paese è al secondo posto dopo la Germania. Ma, soprattutto, la nostra rete rispecchia le peculiarità orografiche della penisola e presenta caratteristiche uniche nel panorama continentale. In un territorio che per i tre quarti della superficie è montano-collinare, le autostrade sono costrette a snodarsi in un intrico di rara complessità e ad attraversare valli e montagne con un numero di viadotti e gallerie ampiamente superiore alla media europea: siamo infatti il Paese con la maggiore estensione di ponti autostradali (1200 chilometri contro i 260 della Germania e i 229 della Spagna) e con la metà delle gallerie autostradali dell’intera Europa (500 chilometri concentrati in Italia, poco meno della distanza in linea d’aria fra Milano e Pescara). A questo si aggiunge la naturale instabilità geologica dello stivale: i due terzi delle frane censite in Europa si verificano in Italia per un’area pari a quasi 24.000 km2, cioè l’8% del territorio nazionale.

Oltre a essere le più antiche e le più fragili del continente, le autostrade italiane sono anche le più sollecitate: su ciascun chilometro della rete transitano ogni giorno circa 40.000 veicoli, contro i 27.000 della Francia e i 17.000 della Spagna. Ancora più netto il dato del trasporto merci: di quei 40.000 veicoli, 10.000 sono autocarri, mentre in Francia e in Spagna sono rispettivamente 3000 e 1000.

Un piano per l’ammodernamento delle autostrade d’Italia

Fragili, datate, sovraccariche: le autostrade d’Italia hanno bisogno di essere ammodernate e potenziate. Non soltanto per fare fronte alle necessità più urgenti, ma anche in previsione di scenari futuri – per esempio l’intensificarsi di eventi meteorologici estremi – che minacciano di mettere a dura prova l’infrastruttura e le cui conseguenze potenziali avrebbero un impatto negativo rilevante sugli indicatori macroeconomici come il PIL, il fatturato delle imprese, il valore aggiunto manifatturiero, l’occupazione e il turismo. Scenari che, purtroppo, non sono ancora recepiti appieno dalle norme, né contemplati da una strategia generale: soltanto di recente in sede comunitaria si è cominciato ad affrontare il tema dell’obsolescenza delle reti stradali, così come in Italia il dibattito sul degrado delle infrastrutture realizzate nel dopoguerra e sull’imminente fine del loro ciclo di vita.

A questo proposito, è ipotizzabile che nel medio periodo migliaia di viadotti e gallerie debbano essere oggetto di un piano di manutenzione rigenerativa per estenderne la vita utile di almeno 30-50 anni e far sì che le autostrade italiane continuino a svolgere il loro ruolo di asse portante per l’economia del Paese.