Ponti e gallerie: un patrimonio da rigenerare

Centinaia di gallerie, ponti e viadotti sono necessari per attraversare e superare alture, vallate e corsi d’acqua. È diventato improrogabile procedere con interventi di manutenzione rigenerativa di questo importante patrimonio e preventiva delle strutture più recenti.

Quello italiano è un territorio inquieto, sempre in movimento, mai uguale a se stesso. Per tre quarti si innalza in rilievi montuosi e collinari e il resto sono pianure percorse dalle acque – non sempre placide – di fiumi e torrenti. È questo, in fondo, a renderlo tanto speciale, a lasciare a bocca aperta chi lo percorre per la prima volta: ma per gli stessi motivi, dotarlo di una moderna rete autostradale si è tradotto in una sfida ingegneristica senza eguali in Europa. Le autostrade italiane sono punteggiate da centinaia di gallerie, ponti e viadotti necessari per attraversare e superare alture, vallate e corsi d’acqua. In più, l’utilizzo intensivo della rete, in un Paese in cui il trasporto stradale è la modalità dominante sia per i passeggeri che per le merci, fa sì che quelle infrastrutture, molte delle quali costruite decenni fa, abbiano bisogno di manutenzione costante e di frequenti lavori autostradali.

I numeri della rete di ponti e gallerie delle autostrade italiane

Nessun altro Paese ne ha così tanti: i ponti, sulle autostrade italiane, si sviluppano complessivamente per 1200 chilometri (molti più dei 260 della Germania o dei 229 della Spagna), con il numero delle strutture che è quattro volte superiore alla media dell’UE. Se poi guardiamo alle gallerie autostradali, l’Italia ha da sola la metà di tutte quelle europee: ben 500 chilometri di estensione. In totale, sui 6000 chilometri complessivi della rete autostradale a pedaggio italiana, quasi 2000 sono costituiti da ponti e gallerie, che gli addetti ai lavori chiamano “opere d’arte”. Un termine che si applica bene a strutture complesse e spesso, al momento della loro costruzione, incredibilmente innovative, per non dire visionarie. Un esempio per tutti, la sequenza di ponti lungo il vecchio percorso dell’Autostrada del Sole, la cosiddetta panoramica. Le arcate a telaio dei viadotti Poggettone e Pecora Vecchia, progettati da Arrigo Carè e Giorgio Giannelli, l’arco unico in cemento armato (ordinario, in questo caso) lungo 164 metri del ponte sul torrente Aglio di Guido Oberti, il viadotto Romita per cui Silvano Zorzi scelse un arco a tripla cuspide che evitasse appoggi nel bacino idroelettrico sottostante.

Questo importante patrimonio, però, comincia a essere anziano: la maggioranza dei ponti, dei viadotti, delle gallerie, nonché della stessa rete autostradale, è stata costruita fra il 1960 e il 1980. All’età si aggiungono le pesanti sollecitazioni, causate non solo da un traffico giornaliero medio di 40.000 veicoli per tratta (contro i 27.000 della Francia, per esempio), ma anche da un territorio particolarmente fragile a causa del dissesto idrogeologico. Basti pensare che i due terzi delle frane censite in Europa si verificano in Italia e che il loro numero è destinato probabilmente ad aumentare con gli eventi estremi causati dal cambiamento climatico.

Lavori in autostrada: un piano per il monitoraggio di ponti e gallerie

Il crollo del ponte Morandi a Genova, nel 2018, ha reso evidente in modo tragico l’urgenza di un profondo rinnovamento nelle modalità di monitoraggio e gestione del rischio sulle nostre autostrade.

È diventato semplicemente improrogabile mettere in atto una campagna di indagini su ponti, viadotti e gallerie che tenga in considerazione, oltre all’usura legata all’anzianità, anche gli eventi meteorologici estremi e il cambiamento sempre più evidente delle condizioni climatiche, fattori che hanno un particolare impatto sull’infrastruttura del trasporto stradale. Le alte temperature deformano le pavimentazioni e minacciano la tenuta dei giunti dei ponti. Piene e inondazioni, così come frane e smottamenti del suolo, possono mettere a dura prova le fondazioni. Per limitare i danni e le conseguenze è necessario sviluppare strategie di adattamento che vanno dalla valutazione del rischio alla conoscenza dello stato di conservazione delle opere e della sensibilità dell’intera infrastruttura rispetto a un contesto idrogeologico e idraulico soggetto a mutamenti significativi. E poi, dove necessario, intervenire con la sostituzione di impalcati da ponte, il rafforzamento delle pile e delle fondazioni, l’adozione di sistemi di isolamento e dissipazione di calore, la sostituzione dei rivestimenti delle gallerie. Sono i principali esempi di interventi di manutenzione rigenerativa che, nei prossimi anni, saranno necessari per allungare la vita utile di ponti e gallerie che altrimenti rischiano l’obsolescenza.

Accanto a quella rigenerativa, sarà sempre più importante anche la manutenzione preventiva sulle strutture più recenti, per poter programmare in modo efficiente gli interventi futuri e ridurne i costi. Attraverso sensori e analisi dei dati, per esempio, è possibile monitorare le condizioni di ponti, viadotti, gallerie e anche delle pavimentazioni, della segnaletica stradale per identificare tempestivamente lacune e difetti e pianificare la manutenzione in modo efficiente, contenendo le interruzioni di traffico entro il minimo indispensabile.

Investimenti in lavori autostradali per preservare un immenso patrimonio

Monitorare tutti i ponti e le gallerie della rete italiana non promette di essere un’impresa da poco, e mettere in sicurezza le opere a rischio obsolescenza richiederà un investimento consistente. L’ammontare preciso è ancora difficile da quantificare in presenza di un quadro normativo e di un contesto economico in rapida evoluzione, tuttavia si tratterebbe di pochi punti percentuali rispetto al valore complessivo di una rete che – la si dovesse costruire da zero – si può stimare in circa 1200 miliardi di euro. Sarebbe, inoltre, un investimento destinato a tradursi in benefici sulla circolazione e sull’ambiente, nonché in valore aggiunto e occupazione: nel comparto costruzioni, ma anche per il resto del settore industriale e dei servizi alle imprese. Alcune proiezioni mostrano come ogni euro investito nel piano di lavori autostradali ne generi altri due in maniera indiretta e indotta, ossia sotto forma di acquisto di beni e servizi e attivazione di catene di fornitura, che a loro volta producono nuovi redditi, nuovi consumi e crescita dell’economia. Benefici che si sommano al fondamentale obiettivo di mettere la rete autostradale in sicurezza per i prossimi 50 anni, estendendo la vita utile di centinaia di ponti e gallerie.