Le tecnologie che allontanano il rischio di incidenti
L’autostrada del futuro sarà completamente automatizzata, potrà accogliere più veicoli perché i flussi di traffico e la velocità saranno monitorati dalla sensoristica stradale che dialogherà con i sistemi a guida autonoma delle auto.
Viaggiare in auto come se si fosse in treno o in aereo, rilassandosi con gli occhi chiusi e ascoltando musica in cuffia, oppure godendosi il panorama oltre il finestrino; o ancora, per i più workaholic, sfruttare il tempo di un lungo viaggio per sistemare una presentazione o rileggere un rapporto, il tutto con la flessibilità dell’automobile. È la promessa della guida autonoma, prospettiva tanto capace di affascinare i suoi estimatori, desiderosi di abbracciare il futuro il prima possibile, quanto di far storcere il naso agli scettici, che non vogliono saperne di rinunciare alla guida del proprio autoveicolo delegandola a un insieme di congegni tecnologici.
Come ogni innovazione potenzialmente capace di divenire “game changer” in un determinato settore, la guida autonoma polarizza le opinioni; tuttavia, mentre ognuno lecitamente decide da che parte stare, la ricerca avanza spedita e la prospettiva di automobili in grado di fare del tutto a meno del conducente si avvicina sempre di più.
Livelli di guida autonoma: impariamo a conoscerli
Già oggi la quasi totalità delle automobili in commercio è dotata di una qualche forma di assistenza alla guida. Questi sistemi, comunemente noti come ADAS (Sistemi Avanzati di Assistenza alla Guida), sono basati su una complessa rete di sensori e di attuatori comandata da un “cervello” computerizzato, in grado di migliorare il comfort di guida ma soprattutto la sicurezza a bordo, riducendo al minimo gli errori umani. Alcuni di questi sistemi sono stati resi obbligatori in Unione Europea per le auto di nuova omologazione a partire da luglio 2022. Tra questi, il sistema di ausilio al mantenimento della velocità più idonea (Intelligent Speed Assistance, ISA); l’avviso di disattenzione e stanchezza del conducente; la frenata automatica di emergenza (AEB); l’assistente al mantenimento di corsia Emergency Lane Keeping System (ELKS); l’Event Data Recorder (EDR), una sorta di scatola nera in grado di registrare le prestazioni del veicolo e i comportamenti del guidatore. Questi sistemi soddisfano i requisiti minimi di legge, ma ogni casa automobilistica sta sviluppando proprie tecnologie: si parla comunque sempre, per il momento, di sistemi di guida assistita, perché tutti prevedono la partecipazione attiva di chi è al volante.
Se la guida assistita è già realtà, è ancora presto per vedere circolare veicoli autonomi sulle nostre strade. Il traguardo della guida autonoma – dove il conducente e addirittura i classici strumenti di guida come volante e pedali non sono più necessari – è il Sacro Graal dei produttori di automobili ed è il punto di arrivo di un percorso a tappe definito dalla SAE International (Society of Automotive Engineers), ente di normazione nel campo dell’industria automobilistica.
La classificazione prevede sei livelli, dal livello 0 (nessuna autonomia) al 5 (autonomia completa), definiti in base alle funzioni che l’auto è in grado di svolgere autonomamente e al ruolo richiesto al guidatore. Il livello 0 corrisponde sostanzialmente alle auto di vecchia generazione senza alcun automatismo. I livelli 1 e 2 (guida assistita base e avanzata) sono quelli in cui ricadono molte delle auto attualmente in commercio. Offrono alcuni automatismi (come ad esempio l’Adaptive Cruise Control, in grado di gestire la velocità del veicolo mantenendo la distanza di sicurezza da quelli che lo precedono), ma richiedono che il conducente sia sempre pronto a intervenire. Con il livello 3 l’auto inizia a diventare veramente autonoma ma si parla di autonomia vincolata, con il conducente che deve poter riprendere il controllo del veicolo ogniqualvolta ce ne sia la necessità. Fanno parte di quest’ambito le auto dotate del Traffic Jam Assist, il sistema che può prendere il controllo quasi totale dell’auto in situazioni stressanti per il guidatore come gli ingorghi. I livelli 4 e 5 sono simili perché l’auto è completamente autonoma e possono non essere presenti pedali e volante; tuttavia al livello 4 questo può avvenire solo al manifestarsi di certe condizioni, mentre al livello 5 in ogni condizione.
Oggi sono in corso sperimentazioni di guida autonoma di livello 4, ad esempio con i robotaxi in alcune città americane. L’auto autonoma pone anche problemi non ancora del tutto risolti, come quello della responsabilità in caso d’incidente. La classificazione SAE prevede che per i livelli 0-1-2 ricada esclusivamente sul guidatore, ma che a partire dal livello 3 e soprattutto ai livelli 4 e 5 (dove il guidatore diventa passeggero) possa esserci quantomeno una corresponsabilità del produttore; tuttavia non esiste ancora una regolamentazione internazionale in materia.
I vantaggi delle auto a guida autonoma
Un umorista inglese disse che il miglior dispositivo di sicurezza automobilistica è uno specchietto retrovisore con dentro un poliziotto. Le statistiche mostrano in effetti come il 90% degli incidenti sia imputabile, in tutto o in parte, all’errore umano. È chiaro, quindi, che l’introduzione di sistemi in grado di azzerare o ridurre grandemente il margine d’errore può essere determinante per limitare il numero di incidenti e le vittime sulla strada.
Anche se, come abbiamo visto, sarà necessario ancora un po’ di tempo per arrivare ad auto completamente autonome, la presenza sempre più diffusa di sistemi di assistenza alla guida sta già contribuendo a ridurre gli incidenti e a salvare vite. Nel periodo tra il 2006 e il 2020, sulla rete di Autostrade per l’Italia il numero di decessi da incidenti stradali si è ridotto del 74%, anche grazie all’introduzione progressiva, avvenuta tra il 2006 e il 2009, del sistema Tutor che monitora la velocità massima e media dei veicoli. Se oggi tutte le autovetture circolanti in Italia fossero dotate di minimi sistemi di assistenza alla guida il numero complessivo degli incidenti stradali potrebbe diminuire del 14-16%. Ecco perché l’UE si è dotata delle norme più avanzate al mondo sui sistemi di assistenza alla guida: si stima che i sistemi resi obbligatori su tutte le auto di nuova omologazione proteggeranno passeggeri, pedoni e ciclisti in tutta l’UE, salvando oltre 25.000 vite ed evitando almeno 140.000 feriti gravi entro il 2038.
Tra gli ADAS più significativi in termini di sicurezza vi sono certamente quelli in grado di rilevare la pressione del piede sul pedale del freno ed eventualmente intervenire al posto del guidatore per frenare in presenza di ostacoli quali pedoni o ciclisti; il cruise control adattivo che, gestendo la velocità in base a quella delle auto che precedono, riduce il rischio di tamponamenti; i sistemi che avvertono quando si abbandona la propria corsia o che possono intervenire attivamente per mantenerla; quelli che monitorano gli angoli ciechi del veicolo riducendo il rischio di manovre azzardate, ad esempio in fase di sorpasso.
Infine le auto autonome presentano, in prospettiva, vantaggi anche dal punto di vista della sostenibilità perché, anche integrandosi con le smart road, possono ridurre il congestionamento del traffico e diminuire le emissioni grazie a una guida più fluida e al mantenimento di una velocità di crociera costante.
Integrare le auto a guida autonoma con autostrade digitalizzate
L’evoluzione tecnologica che condurrà alla guida autonoma procede di pari passo con un altro importante fattore: la cosiddetta digitalizzazione delle strade e – soprattutto – delle autostrade. Già oggi le autostrade integrano diversi sistemi tecnologici pensati per renderle più efficienti e sicure: pensiamo al sistema Telepass che ha eliminato le code ai caselli, ai sensori che monitorano il traffico e possono aiutare a gestirlo, ai sistemi che rilevano gli incidenti stradali fino agli strumenti per la manutenzione predittiva delle infrastrutture.
Il passo successivo prevede di creare un ecosistema dove le strade intelligenti saranno connesse con le auto a guida autonoma e costituiranno l’ambiente ideale per il loro funzionamento. In pratica, l’autostrada del futuro sarà completamente automatizzata, potrà accogliere più veicoli perché flussi di traffico e velocità saranno monitorati dalla sensoristica stradale che dialogherà con i sistemi a guida autonoma delle auto, e sarà un’infrastruttura più sostenibile e sicura, dove il traffico sarà più fluido, gli incidenti molto ridotti a causa dell’azzeramento dell’errore umano e le emissioni inquinanti tagliate almeno del 10-20%. È a questo scenario che puntano progetti di evoluzione tecnologica come il Programma Mercury, sul quale Autostrade per l’Italia ha in programma di investire considerevoli somme di denaro nei prossimi anni. Per uno nuovo standard di viaggio, e in fondo anche per un nuovo piacere.